Giro d’Italia 2023, Rigoberto Uran: “L’obiettivo è vivere tappa per tappa, dare una mano alla squadra e vedere come siamo alla fine”
A diversi anni di distanza dall’ultima volta, Rigoberto Uran torna a disputare il Giro d’Italia. Assente dall’edizione 2016, il colombiano farà parte di una EF Education-EasyPost che avrà in Hugh Carthy il suo leader per la classifica generale e in Magnus Cort e Ben Healy due cacciatori di tappe. Il 36enne, che in passato è stato in grado di concludere la Corsa Rosa per due volte sul podio finale (in entrambe le occasioni al secondo posto), sembra invece partire senza un ruolo definito anche per via di alcuni problemi fisici che l’hanno costretto a saltare il Tour of the Alps, ma l’obiettivo sarà comunque quello di fare bene e di vedere come evolverà la gara nel corso delle tre settimane.
“Sono tanti anni che non faccio il Giro, una bella corsa, l’ultima volta che l’ho fatto è stato il 2016 – le parole di Uran – Torno qui con una bella squadra, abbiamo grandi corridori e sono qua per dare il massimo. Per me, l’obiettivo importante in questo Giro è vivere tappa per tappa, so che ci sono corridori di altissimo livello ma il mio lavoro qua sarà mangiare bene, dormire bene, non ammalarmi e poi vedere giorno per giorno, dare una mano alla squadra e vedere come siamo alla fine. È dura perché ci sono grandi squadre, ma questa squadra è molto attiva, con grandi corridori, perciò sicuramente anche noi vogliamo fare bene“.
Per il colombiano, dunque, l’obiettivo sarà stare bene fisicamente, ma anche mentalmente: “Negli ultimi anni ho visto tanti atleti che hanno sofferto di stress, anche quelli che vincono tanto. Per me la cosa più importante è stare bene. Sono a fine carriera, posso dare un aiuto alla squadra, però voglio vivere ogni tappa e soprattutto sfruttare ogni momento, perché alla fine siamo qui per lavorare, per fare bene”.
Il 36enne ha poi condiviso una riflessione su quanto il ciclismo sia cambiato negli ultimi anni: “Il ciclismo è cambiato tanto, prima i corridori arrivavano pronti per vincere il Giro a 25 anni, adesso a 18. Il sistema è cambiato, un sistema a cui tutti i giovani si devono adattare, i ragazzi sono più professionisti e più giovani, si sanno allenare e arrivano pronti. Questo ciclismo è anche bello per i tifosi, è vero che stanno vincendo sempre gli stessi perché hanno un livello superiore, però è un ciclismo che ha cambiato tutto. Devi essere pronto per farlo se no finisci subito nel gruppetto, soprattutto i più giovani”.
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